“Normale” era già crisi

(Clicca per far scorrere le immagini! Credits: The Weird and Wild, Traduzione: FFF Italia)

Come dobbiamo agire ora perché non possiamo tornare al Business-As-Usual

Naomi Klein, attivista e giornalista e Diarmid Campbell-Lendrum, OMS

Intervista del 27 marzo 2020 per l’iniziativa #TalksForFuture

moderano Ariadne Papatheodorou e Greta Thunberg, attiviste Fridays For Future (VIDEO originale qui)

AP = Ariadne Papatheodorou

GT = Greta Thunberg

D C-L = Diarmid Campbell-Lendrum

NK= Naomi Klein

AP

Ciao a tutti, siamo qui con Diarmid Campbell-Lendrum e Naomi Klein, e Greta Thunberg e io modereremo. Parleremo della crisi del coronavirus e della crisi climatica e i collegamenti tra loro, e di come possiamo affrontarle e superarle in contemporanea. Inizierà Diarmid.

GT

Sì, diamo il benvenuto a tutti da tutto il mondo, è molto bello che tutti siano qui per unirsi a noi, e vi auguriamo un buon ascolto..

D C-L

Bene, grazie mille, è un vero onore e un piacere parlare a questo pubblico.

Dunque, io lavoro per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è ciò di cui mi occupo quotidianamente. Sono anche fiero di aver partecipato agli scioperi per il clima durante tutto l’anno appena trascorso. E quindi oggi parleremo di questo: suppongo che al momento ovunque viviate nel mondo sarete già stati colpiti dalla crisi del coronavirus, quindi mi accingo a fare una breve introduzione sul punto in cui ci troviamo al riguardo, e dopo parlerò di come questa crisi sia collegata al cambiamento climatico, e cosa bisogna fare per il cambiamento climatico. Suppongo che molti di voi scioperano per il clima, fanno parte del movimento Fridays For Future, saltano la scuola e quindi vi ho portato una presentazione, vi ho portato delle informazioni, non vi faccio saltare le lezioni solo perché c’è il coronavirus.

Quindi  passerò velocemente in rassegna i passaggi che vi ho appena descritto. Iniziamo considerando il cambiamento climatico in tempi di COVID-19, e l’attuale situazione della crisi del coronavirus è che si sta evolvendo molto rapidamente. Questo è infatti l’ultimo aggiornamento dell’OMS, che risale a ieri sera, e fondamentalmente ci dice che quasi ovunque voi siate nel mondo, siete già stati raggiunti da casi di COVID-19.

Contiamo già più di 199, credo ora siano 200, paesi o territori colpiti dal coronavirus, quindi adesso è davvero diventato ciò di cui si parlava un paio di settimane fa: una pandemia globale. E per chi di voi sta perdendo delle lezioni di matematica, sul lato sinistro potete vedere come si è evoluto l’andamento del numero dei casi giorno per giorno durante tutto il corso dell’epidemia. E se volete sapere cos’è l’aumento esponenziale, eccolo qui. Quindi la vera sfida che abbiamo, il vero problema che abbiamo con COVID-19 è che si muove molto velocemente, che ogni nuovo caso che rileviamo, in media dà origine a tre nuovi casi, e così via, moltiplicandosi. Quindi non è una cosa che cresce gradualmente e che possiamo controllare in maniera graduale. È una cosa che, se non riusciamo a risolvere in fretta, si diffonderà in tutto il mondo e infetterà un gran numero di persone. E dato che è un virus molto pericoloso soprattutto per la componente più anziana della popolazione, ha un alto tasso di mortalità proprio nelle parti più vulnerabili della popolazione, e dunque l’enorme sfida che dobbiamo affrontare al momento è il rischio di sovraccaricare i servizi sanitari. Quindi, io sono in Europa, lavoro a Ginevra e vivo oltre il confine in Francia, e in questa parte del mondo i sistemi sanitari sono già allo stremo. La nostra vera preoccupazione è che, proprio come per la crisi climatica, saranno le parti del mondo più vulnerabili a essere più colpite dal coronavirus, quindi è già un vero e proprio…

Dovrebbe esservi apparsa una mappa del mondo che mostra le zone colpite da COVID-19. È una normale mappa del mondo perché ormai è dappertutto, e come stavo dicendo, sul lato sinistro del grafico vedete quello che sostanzialmente è il classico grafico da manuale che illustra l’aumento esponenziale. Quindi è questo il vero problema, perché è il fatto che ogni caso dia origine in media a circa tre nuovi casi che sta causando questa diffusione così rapida.

L’altra cosa che dobbiamo tenere presente di questa malattia, come stavo dicendo, perché è un vero problema per tutti i sistemi sanitari del mondo, anche quelli che consideriamo i migliori al mondo, mette a dura prova già quelli ma sarà ancora peggio per quelle popolazioni con sistemi sanitari deboli. E questo è uno dei grandi parallelismi con la crisi climatica: sono i paesi poveri, le popolazioni povere, e le persone che vivono in condizioni di vulnerabilità che non hanno accesso neanche all’acqua e ai servizi igienici per lavarsi le mani e proteggere gli altri dal virus, che saranno i più colpiti. Siamo molto preoccupati di come sta andando in Europa e di quello che sta iniziando a verificarsi negli Stati Uniti, ma siamo fortemente preoccupati per quello che succederà a questo virus quando si diffonderà tra le popolazioni più povere del mondo.

L’altro punto da sottolineare è che questa è una malattia che si può controllare. È estremamente difficile da controllare, ma è possibile e allora passiamo a una sorta di lezione di matematica, se volete. Una delle sfide con una malattia a diffusione così rapida è che i casi aumentano in maniera esponenziale, non aumenta in modo lineare, dove si hanno 10 nuovi casi ogni giorno, e poi il giorno dopo altri 20 e l’altro 30. È una malattia che se non si riesce a contrastarla, raddoppia, potenzialmente raddoppia ogni due giorni o ogni tre giorni, quindi questa è la sfida. E ciò che mostra il grafico è che se noi non saremo in grado di controllare questa malattia nella fase iniziale, allora si ripeteranno gli stessi tracciati che mostrano l’andamento dei vari paesi, e il numero totale dei casi di malattia raddoppierà ogni tre giorni, o ogni due giorni, o più velocemente.

Se guardate nel grafico l’asse verticale, potete vedere che le unità salgono di un fattore di 10 ogni volta, quindi si passa da dieci a cento a mille a diecimila, non si sale di nove, dieci, venti, trenta, quaranta… È questa l’enorme sfida da affrontare ed ecco perché è così importante agire preventivamente, e questo è un altro dei parallelismi con la crisi climatica, che è assolutamente coerente con il messaggio che abbiamo lanciato dall’OMS: bisogna basarsi sui dati scientifici, per rendersi conto del problema bisogna fare i tamponi alle persone per capire se sono infette, e dopo vanno prese delle misure mirate. E quindi vediamo che alcuni paesi, come Giappone, Corea del Sud, quei paesi che hanno agito subito, che ascoltano gli esperti, sono stati in grado di mettere in atto provvedimenti per la salute pubblica, sono stati in grado di tenere in qualche modo sotto controllo questa malattia. Questo è uno dei messaggi più importanti che vorremmo trasmettervi. È ciò che proponiamo di fare ai governi, e tutti i governi del mondo stanno provando a farlo ed è fondamentalmente solo questione di essere o meno in condizione di farlo

L’ultimo punto di questa introduzione su COVID-19 riguarda cosa possiamo fare noi come cittadini ora. Qui vorrei fare i complimenti al movimento Fridays For Future per aver reagito subito. Deve essere stata una decisione difficile quella di annullare tutto, praticamente tutte le azioni che stavate programmando per marzo per manifestare contro il cambiamento climatico. È stata  una decisione estremamente responsabile, è stata una decisione presa subito, e la ragione per cui è stata una decisione così importante sta in questa slide: i numeri da soli potrebbero non essere esatti ma il concetto è assolutamente importante dal punto di vista della salute pubblica. Questa malattia è talmente contagiosa che ogni persona contagia circa due e mezzo/ tre altre persone, e questo significa che dopo un paio di cicli di infezione, il numero delle persone infette aumenta in modo esponenziale. Se riusciamo a dimezzare il numero dei contatti, la trasmissione anziché dimezzarsi si riduce molto di più. E se riusciamo a diminuire di tre quarti il numero dei contatti e il numero delle situazioni in cui è probabile contagiarsi, allora si sconfigge davvero questa malattia. Ecco perché è così importante che le persone rispettino  le misure igieniche di base, come lavarsi le mani, ma anche che evitino i contatti, in particolare con chiunque sia a rischio d’infezione. Ecco perché è così importante che siate rimasti a casa, che non siate scesi in piazza, ed ecco perché la vostra decisione direi che sta realmente contribuendo a diminuire la diffusione della malattia.

La prossima parte è: tutto questo, cosa c’entra con il cambiamento climatico? Molti di noi impegnati in questo campo da un po’ sono abituati al fatto che le persone attribuiscano molte cose al cambiamento climatico. E così ci chiedono: è il cambiamento climatico che ha causato il coronavirus, ha causato la pandemia di COVID-19? La risposta breve è no, c’è poco che colleghi in maniera diretta il meteo e le condizioni climatiche alla trasmissione di COVID-19, o alla sua comparsa, quindi questa è la risposta semplificata: il cambiamento climatico non ha causato questo problema. Probabilmente non avrà un grandissimo impatto sulla sua diffusione, quindi, in un certo modo, non ha a che fare con il virus.

Da un altro punto di vista, però, ha tutto a che fare con il cambiamento climatico: a collegare COVID-19 e il cambiamento climatico vi è tutta una serie di parallelismi, e il primo fra questi credo sia quello che ha illustrato la nostra moderatrice quando si è appellata al movimento per annullare gli scioperi di marzo. I principi che stanno alla base della risposta al coronavirus e della risposta al cambiamento climatico sono esattamente gli stessi, quindi il messaggio: non si può risolvere una crisi senza trattarla come tale, ascoltate i dati scientifici, e prendetevi cura delle persone più vulnerabili della società – è lo stesso messaggio che dobbiamo far passare per risolvere la crisi del coronavirus, e che dobbiamo far passare per risolvere la crisi climatica.

E l’altra cosa che ritengo importante di questo messaggio è che rappresenta una bella dimostrazione di cosa dovremo fare per salvare i servizi sanitari, perché sono i servizi sanitari che salveranno le vite delle persone, che ci proteggeranno dalla crisi del coronavirus, e la ragione per cui è stato così importante agire tempestivamente e interromperne la trasmissione è che i servizi sanitari hanno una capacità limitata e se noi permettiamo alla malattia di diffondersi tra la popolazione, poi sappiamo che troppe persone si ammaleranno, troppe persone avranno bisogno di cure e i servizi sanitari faranno del loro meglio per fornire quelle cure ma supereremo la capacità che i servizi sanitari possono reggere.

È quello che illustra il grafico a sinistra, e agendo subito appiattiamo la curva e diamo ai servizi sanitari una possibilità di farcela, una possibilità di controllare questa malattia. E questo è l’altro parallelismo con la crisi climatica, il fatto è lo stesso: se fossimo stati in grado di agire per tempo sulla crisi sanitaria, avremmo evitato di trovarci nella situazione in cui siamo adesso con il cambiamento climatico. Direi che, non essendo stati in grado di mobilitarci in tempo per affrontare la crisi climatica, stiamo superando la capacità che i sistemi naturali hanno per affrontarla. Questa è quindi l’altra parte del parallelismo.

Ma certamente COVID-19 non è l’unico collegamento tra cambiamento climatico e salute. Ci sono varie cose che dobbiamo fare per affrontare la crisi climatica e, parlando ora a nome dell’OMS, per quanto riguarda il collegamento tra cambiamenti climatici e salute, riteniamo di avere due obiettivi principali per far fronte alla crisi climatica: il primo è che dobbiamo assolutamente abbattere le emissioni. E vale sia che siate preoccupati per l’impatto del cambiamento climatico sulla salute, sia per l’impatto sull’ambiente naturale. Non può esservi salvaguardia della salute umana su questo pianeta senza prima proteggere il clima e l’ambiente naturale. Tutto quello che in questo mondo è alla base della salute umana (l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo) dipende dagli ecosistemi naturali, e dipende da un clima stabile. La comunità sanitaria è ferma sostenitrice e  vostro partner nello sforzo di far rispettare gli obiettivi di Parigi, a salvaguardia  del nostro ambiente naturale. Questo è quindi ciò che dobbiamo fare per raggiungere gli obiettivi di Parigi, e sono abbastanza sicuro che chi ci sta seguendo lo sappia già. È più o meno il punto in cui ci troviamo: sarà una sfida enorme arrivare da dove siamo ora a dove dovremmo essere, per raggiungere gli obiettivi di Parigi. E, sempre parlando da professionista dell’ambito sanitario, è una sfida cruciale per noi come lo è per tutti.

Adesso parlerò per un paio di minuti di quale contributo possiamo dare noi dal punto di vista sanitario per affrontare la minaccia della crisi climatica. Il messaggio principale è abbattere le emissioni di CO2, ma il messaggio aggiunto è farlo dando priorità alla salute, e una delle connessioni più importanti tra salute e clima è il legame che esiste tra risolvere la crisi climatica e garantire aria pulita. L’altra cosa che dobbiamo fare è proteggere la popolazione da un enorme quantità di rischi per la salute che dipendono dalle condizioni climatiche e atmosferiche, che non riguardano tanto il coronavirus, di fatto, ma gli incendi che abbiamo visto in Australia all’inizio di quest’anno e che vediamo in altre parti del mondo sono una minaccia diretta alla salute umana. Causano livelli altissimi di inquinamento atmosferico, che rappresenta un enorme rischio per la salute. Numerose malattie infettive dipendono molto dalle condizioni climatiche, le malattie come la febbre di dengue e la malaria e altre ancora si trasmettono più facilmente con un clima più caldo. Anche le malattie trasmesse attraverso il cibo e l’acqua come il colera dipendono molto dalle condizioni climatiche.

Dunque questo è ciò che dobbiamo fare, dato che non siamo stati in grado di risolvere la crisi climatica finora, dobbiamo proteggere la salute delle persone dai rischi che ne conseguono, e alcuni di questi rischi sono assolutamente rilevanti. Per esempio, se vivete in un piccolo stato insulare del Pacifico o in un bassopiano del Sudest asiatico, il cambiamento climatico sta causando l’innalzamento del livello del mare, che alla fine vi costringerà ad abbandonare le vostre case. E ripeto, da professionista dell’ambito sanitario, non c’è modo di proteggere la salute delle persone che si trovano senza casa. Quindi dobbiamo fornire loro questa protezione.

Ma l’altro punto che volevo sottolineare, e questo è un punto più ottimistico, è che molte delle cose che dobbiamo fare per affrontare il cambiamento climatico porteranno enormi benefici in termini di salute. Questa è un’immagine di uno dei luoghi con i più alti livelli di inquinamento atmosferico del mondo, e questi sono ragazzi che vanno a scuola, o che cercano di andare a scuola, in un ambiente con alti livelli di inquinamento dell’aria. E ora possiamo passare dalla lezione di matematica a quella di biologia: quando ero piccolo, mi facevano vedere le foto dei polmoni dei fumatori e dei non fumatori. Ora possiamo farvi vedere le foto dei polmoni di persone che non sono state esposte ad alti livelli di inquinamento atmosferico e paragonarli a quelli di persone che invece sono state esposte ad alti livelli di inquinamento atmosferico. E il risultato è che l’inquinamento atmosferico ora uccide molte persone come ogni altra sfida sanitaria che affrontiamo. Si parla di circa 7 milioni di persone all’anno in tutto il mondo, un morto ogni cinque secondi. Un decesso su otto è ora attribuibile all’inquinamento atmosferico, di cui circa la metà è inquinamento domestico, circa la metà è esterno, e di quella all’esterno circa due terzi dell’inquinamento atmosferico generato dalle attività umane è causato dall’uso di combustibili fossili.

Quindi, diciamo, le soluzioni che abbiamo a disposizione per affrontare la crisi climatica porteranno anche enormi benefici per la salute. Dai dati più recenti vediamo che i benefici di salute che otterremo raggiungendo gli obiettivi di Parigi, anche solo tenendo conto dei benefici in termini di inquinamento atmosferico, in realtà ripagherebbero più di quanto ci costerebbe risolvere il cambiamento climatico. Quindi sbaglia chi dice “ci costerà molto risolvere il cambiamento climatico”: se ci riusciamo, vedremmo già enormi benefici per la salute e per la società.

Quindi, gli ultimi commenti che volevo fare sono per rispondere ad alcune delle domande che hanno iniziato a sorgere sui legami che esistono tra l’affrontare il coronavirus e il proteggere  l’ambiente. Molte persone hanno notato che ora, dopo che sono state intraprese molte azioni per affrontare la crisi del coronavirus, l’attività economica è calata e l’inquinamento è diminuito: vediamo corsi d’acqua più puliti, aria più pulita. Queste sono immagini della Cina all’inizio di quest’anno, e si può vedere l’effetto del blocco delle attività produttive, le misure economiche messe in atto per limitare la diffusione di COVID-19 nel periodo da dicembre a febbraio i livelli di inquinamento dell’aria sono diminuiti in modo significativo. Quindi questo è un beneficio, ma è un beneficio solo di breve durata, e così col graduale contenimento di COVID-19 e con la ripresa delle attività produttive, abbiamo visto che l’inquinamento atmosferico ricomincia a salire.

Quindi non sarà COVID-19 a salvare il pianeta, e non sarebbe di sicuro un buon modo per salvare il pianeta. La sofferenza umana causata dalla malattia è così grande, che nessun beneficio ambientale temporaneo che ne derivi compenserebbe in alcun modo le perdite umane che ha provocato.

E l’altra cosa di cui dobbiamo tener conto, è che quando le economie inizieranno uscire dalle misure d’emergenza contro il coronavirus, sarà davvero importante che gli attivisti per l’ambiente e la comunità sanitaria possano dire la loro in proposito, per far in modo di uscirne in una direzione migliore di quella precedente. Pensare a quello che ci servirà per ripartire dopo il coronavirus è davvero una grande opportunità, per proteggere l’ambiente e per proteggere la salute; dato che COVID-19 non salverà il pianeta, chi sarà a farlo? Vediamo ora tutta una serie di leader che stavano iniziando a collegare la salvaguardia dell’ambiente e il cambiamento climatico. Questo è il mio capo, il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che in questo  momento parla quasi solo di COVID-19, ma quando non lo fa, è impegnato a far capire che dobbiamo assolutamente agire nei confronti del cambiamento climatico, è una vera priorità per noi. Perché se COVID-19 ha richiesto uno scatto per salvare vite umane, agire sul cambiamento climatico è come una maratona che preserverà le condizioni che potranno garantire la salute in futuro, ecco il suo messaggio alla conferenza sul clima.

Questo è l’ex capo dell’ONU, che ha parlato del collegamento tra cambiamento climatico e salute in una delle nostre prime conferenze. Questa è la donna a cui dobbiamo l’accordo di Parigi, che parla davanti a una platea non di ambientalisti ma all’Assemblea Mondiale della Sanità, davanti a una platea di ministri della salute. Per chi legge la rivista ORLA, questa è la regina di Spagna, anche lei è una sostenitrice di questa causa. Ecco lo suocero di Megan Markle, anche lui un sostenitore. Arnold Schwarzenegger, e naturalmente la nostra Greta Thunberg. Queste sono tutte immagini di persone che stanno collegando salute e cambiamento climatico, benessere umano e cambiamento climatico, e pensiamo che questo sia di cruciale importanza. Perché le persone vogliono salvare il pianeta, vogliono proteggere l’ambiente, ma si preoccupano anche delle loro famiglie e si preoccupano del lavoro, e quindi ecco perché dalla comunità sanitaria siamo tanto convinti di portare avanti l’argomento della salute come una ragione per agire congiuntamente su queste due crisi.

Il mio commento finale si concentra su chi dovremmo ascoltare nell’affrontare questo problema. E ancora una volta, Greta, tu e il vostro movimento siete stati assolutamente fantastici in questo, di fondo la parola d’ordine è: dire la verità, ascoltare gli esperti, rispettare l’autorevolezza della la scienza. E riguardo a chi nella nostra società viene considerato più affidabile per parlare di qualsiasi argomento, eccovi, nel grafico che dovrebbe uscire ora,  la scala di fiducia nelle diverse professioni. In questo caso sono dati provenienti dal Regno Unito, e come potete vedere, da destra verso sinistra si passa dai meno fidati ai più fidati, alcune delle persone più fidate in assoluto nella nostra società sono i professionisti dell’ambito sanitario. E c’è un’ottima ragione che lo spiega, perché sono persone che fondamentalmente non hanno altro interesse se non quello di proteggere la vita degli altri, e di farti stare meglio, e quella comunità sta davvero iniziando a mobilitarsi contro il cambiamento climatico. In questo frangente sono molto impegnati perché stanno lavorando sulla crisi del coronavirus, ma vi affiancheranno assolutamente nel vostro lavoro per affrontare il cambiamento climatico, e sono alleati importanti, perché sono presenti in tutte le comunità del mondo, e perché godono di una fiducia diffusa, e anche perché sanno parlare del cambiamento climatico dal momento che, in sostanza, se sei un operatore sanitario significa che sei una persona istruita che sa leggere un grafico delle temperature, e quindi sa che la salute del pianeta è a rischio. 

Quindi l’ultimo punto che voglio sottolineare è che anche la comunità sanitaria, pur essendo molto impegnata in questo momento ad affrontare la crisi del coronavirus, è decisamente e sempre più mobilitata anche sulla crisi climatica. Molte delle persone che avrete sentito parlare di COVID-19 negli ultimi giorni sui media, passano anche molto del loro tempo libero a parlare della crisi climatica.

Quindi, per rispondere all’ultima domanda su chi risolverà il problema, beh, non voglio rimettere tutta la responsabilità al movimento Fridays For Future, ma fondamentalmente siete voi, o di fondo siamo tutti noi, perché anche le misure che dobbiamo implementare per contenere COVID-19 si basano sul fatto che le persone facciano la cosa giusta, così da spezzarne le linee di trasmissione. Le azioni che serve intraprendere per affrontare il cambiamento climatico, che siano intraprese dai leader politici, hanno bisogno del sostegno della popolazione, e ora cominciamo a vedere i sia i professionisti dell’ambito sanitario e medico parlare dei legami tra cambiamento climatico e salute, sia il movimento Fridays For Future che fa il collegamento tra cambiamento climatico e, in questo caso, polmoni e inquinamento atmosferico, e la protezione della salute. Questo è fondamentalmente quello che volevo dire, e non vedo l’ora di rispondere a qualsiasi domanda, e di lavorare con il vostro movimento in futuro, grazie mille.

AP

Grazie Diarmid. Ora, prima del giro di domande parlerà Naomi, e dopo raccoglieremo le domande e ne discuteremo con [il pubblico su] YouTube.

NK

Ok, ciao a tutti, sono molto felice di essere qui con voi oggi e vi ringrazio per aver organizzato questa conferenza. Non parlerò troppo a lungo, in modo da avere tempo per rispondere alle vostre domande.

Voglio riprendere da quella immagine molto esplicita che abbiamo visto, di un polmone danneggiato dall’inquinamento atmosferico, da quel tipo di inquinamento atmosferico che è strettamente collegato alla crisi climatica, dall’inquinamento da combustibili fossili che stiamo immettendo nell’aria perché, in gran parte a causa della nostra dipendenza dai combustibili fossili e anche dall’agricoltura industriale. 

E uno degli impatti sulla salute che vediamo con questo virus è che le persone più vulnerabili, come avete sentito, sono gli anziani. Ma non sono solo gli anziani, sono anche le persone con patologie pregresse, in particolare i problemi respiratori preesistenti rendono le persone più a rischio di essere infettate da questo virus. Chi soffre di ipertensione è già più a rischio. Non abbiamo dati molto elaborati perchè siamo agli stadi iniziali, ma una delle cose che sentiamo dire dal personale medico specialmente nel Paese da cui vi sto parlando, gli Stati Uniti (ma questo non sarà vero solo per gli Stati Uniti) è che alcuni dei cluster e focolai principali sono tra le città più povere, e la povertà non è distribuita equamente, la povertà negli USA affligge soprattutto le persone di colore (sia afroamericani che ispanici), che più spesso si ritrovano le industrie più inquinanti installate nelle loro comunità.

Sappiamo che in tutti gli Stati Uniti c’è una maggiore diffusione di casi di asma e di altre patologie respiratorie nelle comunità di colore, ma è così in tutto il mondo. Sappiamo che in varie parti del mondo i giovani andavano già a scuola con le mascherine prima che arrivasse il coronavirus, no? E abbiamo visto sempre più persone con le mascherine, quindi penso che sia importante, spesso sentiamo dire “beh, questa pandemia non discrimina nessuno, tutti ne subiscono gli effetti”, ed è vero che ci sta coinvolgendo tutti, ma è anche vero che come con il cambiamento climatico, non tutti subiamo gli stessi effetti. Queste crisi aggravano le disuguaglianze e le fragilità già esistenti, e ci sono molti livelli in questo senso, come la differenza tra chi ha un sistema sanitario più efficiente e chi un ospedale locale che dispone di meno fondi, dove è più probabile che vi siano infermieri (come avete visto, i professionisti di cui ci si fida di più) dove dunque è più probabile che vi siano infermieri che devono andare al lavoro senza mascherina, senza equipaggiamento protettivo? Questo è dovuto alle disparità economiche che a loro volta ricalcano le ingiustizie razziali e di genere, quindi sono problematiche stratificate. Come avete sentito, il cambiamento climatico non è il fattore chiave nella diffusione del virus, ma è vero che le concause del cambiamento climatico, come l’inquinamento atmosferico ci stanno rendendo più vulnerabili al virus, e ricalcano quelle stesse disparità e quelle stesse ingiustizie che conoscete tutti molto bene.

Per cui è ancora più ironico che ieri negli Stati Uniti abbiamo saputo che, sotto Donald Trump, l’EPA, Agenzia di Protezione Ambientale, l’agenzia federale dedita alla protezione dell’ambiente, ha annunciato che sospenderà per un periodo di tempo indefinito l’obbligo di rispettare le normative ambientali, e sembra che riguarderà tutti i settori, come parte della loro risposta alla pandemia. Quindi stanno dicendo che a causa della pandemia non costringeremo le aziende a rispettare le leggi ambientali vigenti, comprese quelle che regolano l’inquinamento dell’aria e l’inquinamento dell’acqua. E questo non sta accadendo solo negli Stati Uniti. La Cina poche settimane fa ha annunciato in sordina che ora che sta uscendo dalla sua fase di crisi dopo la pandemia, punterà a stimolare l’economia e a tentare di riportarla a uno stato di crescita rapida, e uno dei modi in cui lo faranno è sospendendo le norme ambientali, comprese quelle che regolano l’inquinamento atmosferico. Questi sono tutti regolamenti che esistono perché le comunità si sono mobilitate e organizzate e hanno combattuto per il loro diritto ad avere aria ed acqua pulite e un futuro di salute per i loro figli.  E sfruttando questa crisi come copertura, le aziende e il governo si stanno alleando, usando la crisi come alibi per fare ciò che già ambivano di fare.

Nel 2007, ho pubblicato un libro intitolato “Shock Economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri”, sul tema dell’uso ricorrente proprio di questo tipo di strategia opportunistica. Usando come copertura gli shock e le crisi su larga scala abbiamo assistito a un numero crescente di occasioni in cui i governi tramano con le aziende per far passare una serie di politiche che arricchiscono ulteriormente le élite, che creano più disuguaglianze e che concentrano ancora più ricchezza ai vertici. L’abbiamo visto e rivisto, come dicevo, ho scritto il libro nel 2007, ho iniziato a lavorare su questo argomento dopo che gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq nel 2003 e scrivevo articoli dall’Iraq, dopo l’invasione, su come il governo degli Stati Uniti in quel momento stava sfruttando come copertura la guerra e l’occupazione e il fatto che tutti erano concentrati su quella crisi, per far passare una serie di leggi per privatizzare l’economia irachena nell’interesse di investitori americani. Non è andata come speravano, ma è stato allora che ho iniziato a concentrarmi sulle trame in gioco quando si verificano grandi shock, nei momenti in cui come umani dobbiamo concentrarci su un’emergenza immediata.

Greta ha già detto che è stata male, che la sua famiglia è stata male, questo virus è reale, è anche nella mia casa, lo sto combattendo, non ho potuto fare il test. Stiamo cercando di capire come vivere in quarantena, come far studiare a casa nostro figlio di sette anni. Non abbiamo avuto molto tempo libero per tener fede alle nostre responsabilità di cittadini, vigilare sugli atti dei nostri governi, prestare attenzione alle leggi che stanno cercando di far passare, come i salvataggi aziendali che stanno provando a varare in questo momento, ed è esattamente questo il punto. Ero a Puerto Rico dopo l’uragano Maria per riportare cosa stava succedendo lì, e ho incontrato insegnanti, genitori e studenti che si erano resi conto che, sotto copertura dell’uragano e della disperazione che ne seguì, e dell’ulteriore trauma che si andava ad aggiungere alla crisi economica che stavano già vivendo, che le loro scuole pubbliche venivano chiuse a centinaia e rimpiazzate da scuole private.

Nel libro “Shock Economy” ho citato un economista molto di destra, ora morto, che si chiama Milton Friedman, che affermava che durante i tempi di crisi il politicamente impossibile diventa possibile, e diceva “il nostro compito è tenere pronte delle idee, finché arriva il momento in cui il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile. Quindi, tenere pronte delle “idee nel cassetto”, e abbiamo fatto un breve video su The Intercept, su come questo sta accadendo anche nel contesto della pandemia che stiamo vivendo, si intitolaCoronavirus Capitalism, credo che condivideremo il link, è un video di sette minuti, se volete dare un’occhiata a ciò che sta già accadendo. Abbiamo visto dei tentativi di attaccare i principali programmi di welfare come la Social Security, nel mezzo di questa crisi. Le persone si stanno organizzando, e cercano di opporre resistenza, ma come vediamo ora anche per l’ambiente, con gli attacchi alle norme ambientali, la questione è ancora aperta. E il punto di questa strategia è sfruttare proprio il fatto che durante un’emergenza le persone sono meno in grado di concentrarsi sull’operato dei loro governi, meno di quanto potrebbero in tempi normali.

Ma nel caso di questa specifica emergenza c’è un’ulteriore sfida, e, in tutti gli anni che ho trascorso a indagare sulle varie forme di crisi (dai grandi uragani agli tsunami, alle guerre, purtroppo ho passato più tempo del dovuto in mezzo alle calamità) non ho mai visto nulla di simile a quanto ci sta capitando ora, ovvero, che per contribuire responsabilmente a combattere contro la diffusione di questo virus, ci dobbiamo isolare gli uni dagli altri. Così veniamo privati di alcuni degli strumenti più importanti che abbiamo in quanto cittadini del mondo, quegli strumenti che ci consentono di bloccare il business-as-usual, di riunirci fisicamente, muovendoci insieme, sia che si tratti di uno sciopero, come gli scioperi da scuola per il clima a cui tutti avete partecipato, sia che si tratti di una manifestazione di massa, o di uno dei tanti altri strumenti ben noti che hanno già protetto la democrazia o vinto battaglie progressiste in passato. E quindi siamo costretti a innovarci e trovare modi non solo per confrontarci, come stiamo facendo ora (e penso sia molto positivo che usiamo il tempo che abbiamo stando a casa per informarci, per approfondire le nostre conoscenze) ma dobbiamo anche trovare strumenti con cui fare pressione, anche in questa condizione di isolamento fisico tra noi, no?

E vediamo che questo inizia a succedere negli Stati Uniti, dove gruppi di lavoratori scioperano, perché non ricevono gli indumenti protettivi di cui hanno bisogno. Ho parlato degli infermieri, sapete, c’è stata una protesta di infermieri in California un paio di giorni fa, che per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla mancanza di protezioni, la mancanza di maschere, la mancanza di camici che mettono a rischio i loro pazienti, che mettono a rischio le loro famiglie quando tornano a casa, sono usciti, si sono messi in piedi a due metri di distanza, come è stato detto a tutti, e hanno tenuto in mano dei cartelli, realizzando, credo, una delle prime proteste dell’era del coronavirus. Ma vediamo anche fattorini, bidelli denunciare che non hanno attrezzature protettive, quindi le persone stanno trovando comunque dei modi per bloccare il normale svolgimento delle cose. Ecco, penso che questo sarà un periodo di innovazione per i movimenti sociali.

Ma ci sarà da lottare per ottenere un’operazione di salvataggio economico innanzitutto delle persone, e una delle cose di cui ho parlato nel video è che questi momenti di crisi sono perfetti per il tipo di opportunismo che ho descritto in “Shock Economy”. C’è anche una passato che dobbiamo conoscere e a cui dobbiamo attingere, dove nei momenti di profonda crisi, quando siamo stati messi alla prova come persone, come comunità, come paesi, come comunità globale, e non ci siamo disgregati, e non abbiamo concesso troppa fiducia o troppo potere a leader autoritari, ma abbiamo fatto il contrario, siamo maturati molto rapidamente, abbiamo trovato riserve di forza che non sapevamo di avere, e abbiamo ottenuto enormi vittorie progressiste. Molti di noi hanno già iniziato a parlare della risposta di cui abbiamo bisogno per affrontare la crisi climatica come ad esempio il Green New Deal, che non è solo una politica limitata alle emissioni di carbonio, ma un vero e proprio piano per un’economia post-carbonio, un piano per raggiungere il 100% di energia rinnovabile quanto più rapidamente ci è consentito dalla tecnologia (e questo fortunatamente può avvenire molto rapidamente, è solo la politica che fa ancora ostruzionismo), ma va fatto in un modo che metta al centro la giustizia sociale, la giustizia economica, la giustizia razziale e la giustizia di genere. 

E abbiamo sviluppato queste idee ormai già da diversi anni, come movimenti progressisti ormai abbiamo le nostre “idee nel cassetto”, che in realtà sono abbastanza diverse rispetto alla situazione in cui eravamo nel 2008, quando il mondo, l’ultima volta che la crisi finanziaria mondiale, l’ultima volta che il sistema finanziario mondiale è collassato. Ci sono state molte proteste nel 2009 e nel 2010, in paesi come la Grecia e l’Italia, c’è stata la primavera araba, molte forme di resistenza, ma era soprattutto un resistere facendo opposizione, erano soprattutto persone che dicevano no alle politiche di austerità, no ai leader autoritari, ma senza proporre una visione davvero articolata di quale tipo di economia potrebbe di fatto garantire la sicurezza  delle persone e del pianeta. Ciò a cui ora assistiamo, e lo ritengo davvero notevole, nell’ultimo paio di settimane, ci sono molti movimenti, tra cui molti movimenti ambientalisti, ma anche movimenti anti-razzisti, anche sindacati, che si uniscono per proporre una visione di come funzionerebbe un’operazione di salvataggio economico della popolazione.

E vorrei invitare tutti ad andare a vedere sul sito thepeoplesbailout.org alcuni principi, i cinque principi in base ai quali andrebbe pensata una ripresa giusta. E in realtà si tratta solo della fase di primo intervento tra tutto quello che dobbiamo fare, sono solo alcuni dei principi fondamentali. Giusto per farvi capire quali sono, li cito qui: la salute come priorità assoluta, per tutte le persone, senza eccezioni; fornire aiuto economico direttamente alle persone, e non alle aziende, perché stiamo vedendo invece molte aziende del settore fossile, i principali responsabili della crisi climatica, che ora richiedono interventi di salvataggio senza vincoli, e senza vincoli significa che potrebbero ottenere fondi dal governo senza essere nemmeno obbligate a dare garanzie sull’occupazione e il salario dei loro lavoratori, e quel denaro può essere speso per qualsiasi altra cosa. Abbiamo strappato alcune concessioni qui negli USA, con la garanzia che ci siano dei vincoli (ma non sono vincoli molto ferrei), ovvero, i fondi non possono essere usati per riacquistare azioni e certe altre misure, inoltre non si possono licenziare lavoratori, ma purtroppo è previsto che queste regole possono essere ribaltate a piacere da Steve Mnuchin, il ministro del tesoro di Donald Trump, colui che, durante la crisi finanziaria del 2008-2009, comprò una banca e divenne noto come il “re dei pignoramenti”, dato che la sua banca si prodigò per cacciare più persone possibili dalle loro case nel bel mezzo di una crisi finanziaria. Quindi questa è la persona che attualmente controlla una sorta di fondo nero per le imprese da cinquecento miliardi di dollari.

Queste sono cose su cui dobbiamo prestare davvero la massima attenzione, su cui dobbiamo pretendere che si applichino vincoli e condizioni, se si propone che il pubblico debba salvare le aziende, allora dev’esserci riconosciuta una quota di comproprietà in questi settori, soprattutto nei settori più voraci di combustibili fossili come le compagnie aeree, l’industria automobilistica, le stesse società petrolifere, in modo che, una volta superata la fase di salvataggio (che è la fase in cui ci troviamo adesso) saremo pronti a ridefinire il significato di questi settori, così da non essere mai più così esposti alle crisi. Ciò che ritengo sia davvero importante da capire, e in questo vedo un ruolo importante per i giovani e per il vostro movimento in particolare, è ricordare alle persone che eravamo già in crisi prima di questa crisi. E si parla molto di ritornare alla normalità, no? Quand’è che torneremo alla normalità – “normale” era già una crisi, “normale” era l’Australia in fiamme solo un paio di mesi fa, “normale” era l’Amazzonia in fiamme solo pochi mesi prima, “normale” è il terzo sbiancamento di massa della Grande Barriera Corallina in atto proprio ora, “normale” è una crisi. “Normale” ha causato tutte queste profonde fragilità che indeboliscono i corpi rendendoli incapaci di combattere questo virus, corpi giovani che dovrebbero essere sani. “Normale” sono gli ospedali in Spagna, Italia e Grecia che vengono sistematicamente dissanguati da politiche di austerità economica, a causa di politiche da “Shock Economy” durante l’ultima crisi economica. “Normale” è una crisi. “Normale” non consente di avere un futuro sicuro, non consente a mio figlio di avere un futuro sicuro. E quindi ci occorre grande coraggio, lo stesso tipo di coraggio che purtroppo stiamo vedendo da parte dei più grandi inquinatori del pianeta. 

In questo momento non ci pensano due volte, stanno attuando le loro idee più nefaste, il loro piano più tremendo, allo scopo di sfruttare questo momento di shock per metterci tutti più in pericolo. Non possiamo permettere che i nostri politici lo facciano, dobbiamo saper proporre una visione di futuro che ci tuteli da altre serie di shock come questi. Verranno a dirvi di non politicizzare la questione. A dirvi che “non abbiamo tempo di preoccuparci dei cambiamenti climatici adesso che c’è questa crisi”, e dovrete avere la convinzione di sapere che avevate ragione, quello che stiamo vedendo in questo momento è ciò che Greta e molti di voi chiedono da quasi due anni, di trattare una crisi come una crisi, giusto?

Ora stiamo assistendo a come potrebbe essere, stiamo vedendo intere società che mobilitano le proprie risorse per affrontare una crisi. Questa del coronavirus è una crisi, ma non è l’unica crisi che abbiamo da affrontare, quindi mentre reagiamo a questa, nel passaggio dalla fase di soccorso alla fase di recupero e ridefinizione, dobbiamo tener viva questa stessa sensazione di urgenza e possibilità, che è in grado di smuovere montagne pur di mettere in salvo le persone. Vi lascio con questo pensiero, e vi ringrazio per tutto quello che state facendo.

AP

Grazie Naomi. Prima di tutto vogliamo ringraziare entrambi per essere venuti a parlare con noi e per esservi presentati. Ora cominciamo il giro delle domande, inizierà Greta con la prima.

GT

Sì, voglio solo dire che è così, siamo molto contenti di avervi qui. È stato incredibilmente interessante e penso che questo sia davvero ciò di cui il mondo ha bisogno adesso, e mentre stiamo tutti a casa, potremmo anche informarci e, sì, è quello che stiamo facendo. Quindi, la prima domanda per entrambi è: cosa ne pensate della risposta al coronavirus, come pensate che sia stata finora? Avreste voluto che si prendessero altre misure o, voglio dire, ci sono errori da cui possiamo imparare?

NK

Io sono negli Stati Uniti d’America, quindi praticamente tutto è stato sbagliato nel modo in cui abbiamo risposto a questa crisi, in gran parte perché è esattamente lo stesso modo in cui questo paese, il suo governo, ha risposto alla crisi climatica, cioè con il negazionismo. Abbiamo avuto mesi di tempo in cui avremmo potuto prepararci, la diffusione della malattia in realtà è andata piuttosto a rilento, nel senso che vedevamo cosa stava succedendo in Cina, eravamo stati avvertiti che avrebbe potuto verificarsi benissimo una pandemia come questa. Noi, Donald Trump, ha detto che nessuno avrebbe potuto prevederlo, invece molti scienziati l’avevano previsto e l’amministrazione di Trump ha fatto il contrario di ciò che occorreva per prepararsi. Ha smantellato le strutture che erano state predisposte dalle precedenti amministrazioni per prepararsi alle pandemie e, sapete, ciò che si sarebbe dovuto chiaramente fare è che il governo degli Stati Uniti avrebbe potuto avvalersi del Defense Procurement Act per produrre in serie mascherine, ventilatori e tutte le attrezzature che avrebbero reso il virus meno mortale, ma non l’ha fatto. E quindi sai, eccoci qui e come ho detto, io sono nel New Jersey che è lo stato con, penso di averlo detto prima, è lo stato con il secondo numero più alto di casi segnalati di coronavirus, e questo è significativo perché è uno stato relativamente piccolo rispetto alla California, al Texas, allo Stato di Washington, dove sono a metà strada, dove il virus è presente, lo sapete. Mi è stato detto che nonostante avessi i sintomi, non potevo fare il test. I miei vicini che avevano bisogno di essere ricoverati in ospedale non hanno nemmeno potuto sottoporsi al test. Quello a cui stiamo assistendo è che nei paesi in cui si è in grado di fare test e avere le attrezzature a disposizione, beh, possiamo rendere la cosa meno letale.

Quindi a parte questo tipo di opportunismo, l’opportunismo delle aziende, le enormi elargizioni, stiamo perdendo delle vite. E ne perderemo ancora a causa della decisione di negare la scienza, la decisione di mettere al primo posto la cosiddetta economia, davanti alle persone. Sapete, mi piacerebbe sentire alcuni esempi da Diarmid sui paesi che hanno saputo fare la cosa giusta, perché, voglio dire, io sono proprio in un paese che ha sbagliato ogni mossa e, francamente, è terrificante.

D C-L

Allora, sì, grazie, mi limiterò a rispondere dicendo ciò che ritengo i paesi abbiano fatto bene e di nuovo ci si può ricollegare ai principi. I paesi che hanno agito bene si sono basati sui dati scientifici che emergevano, e hanno fatto più tamponi possibili, hanno agito velocemente per isolare i casi positivi e per cercare di bloccare la fonte di trasmissione. Quindi questo è stato un esempio di  strategia vincente, e abbiamo visto che, come ho detto, in posti come la Corea del Sud, l’altro fattore di successo è che si presta attenzione a ciò che accade in altri paesi, che non si pensa che il proprio paese sia un’isola e che solo nel proprio paese ci siano le competenze per affrontare il problema, o che il proprio paese viva l’unica esperienza che conta. La scienza e la collaborazione sono state davvero ottime. Il virus è stato isolato precocemente, la sequenza genetica è stata condivisa, le notizie sono state ben condivise. Ed era compito dei politici ammetterlo, riconoscere che si può imparare da altri paesi. E poi l’ultimo punto è la collaborazione transfrontaliera. Una delle cose più commoventi che ho visto in questa crisi è che la Cina e la Croce Rossa cinese hanno inviato i loro volontari in Italia nelle prime fasi della loro crisi, per dire “ecco cosa abbiamo fatto noi ed ecco cosa pensiamo di potervi dire al riguardo”. Parte del motivo per cui lo hanno fatto è che l’Italia aveva inviato i suoi esperti sismici in Cina quando avevano subito gli effetti del terremoto. Quindi è quell’atto di solidarietà, di protezione dei più vulnerabili, di lavoro transfrontaliero, che ci tirerà fuori da questa situazione. Ed è anche quello che dobbiamo prendere in considerazione per affrontare questo tipo di crisi.

AP

Hai parlato delle persone vulnerabili e delle persone in prima linea che ci stanno aiutando a risolvere questa pandemia e che stanno curando i nostri pazienti negli ospedali. Come possiamo noi, in quanto persone che non rientrano nelle età a rischio, o in generale le persone come possono aiutare, quali sono le azioni che possiamo intraprendere per sostenere e aiutare chi è in prima linea ad affrontare la loro giornata più facilmente?

D C-L

Dirò un paio di cose perché lavorando nell’ambito sanitario globale, molti dei miei amici sono coinvolti in questa risposta, credo. Voglio dire, puoi fare volontariato, ci sono cose che potresti fare in particolare nella tua comunità. Ancora una volta, una delle cose fantastiche a cui abbiamo assistito nel Regno Unito sono le centinaia di migliaia, credo più di un milione di persone, scusate, più di mezzo milione di persone almeno, che si sono offerte volontarie per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale, perché capiscono i sacrifici che gli operatori sanitari stanno facendo. L’altra cosa che si può fare è mostrare la propria solidarietà. L’altra cosa che ho colto da tutti i messaggi dei miei colleghi è che i soli atti di gentilezza dei membri della loro comunità mentre sono fuori in servizio rischiando la propria salute (isolati dalle loro famiglie per curare i pazienti) sono stati immensamente importanti per loro. Per questo la solidarietà è di fondamentale importanza. E poi l’ultimo punto è che i messaggi che ho ricevuto da persone che lavorano in questo campo mi fanno pensare, beh, che siamo davvero preoccupati per la crisi climatica e passiamo molto tempo a fare campagne su questo, staremo in silenzio per un po’, perché dobbiamo tornare negli ospedali a occuparci di questo problema, ma non vogliamo che il resto del mondo stia in silenzio. E non vogliamo che ci si dimentichi della crisi climatica solo perché noi non abbiamo il tempo di parlarne. Quindi penso che tutte queste cose siano cose che questo movimento è particolarmente adatto a fare.

NK

Una cosa che aggiungerei riguardo a come sostenere le persone che stanno cercando di prendersi cura di noi, che stanno provando a fare, stanno facendo del loro meglio per prendersi cura di noi, ma molti pensano davvero che nessuno si curi di loro e questo dipende dal paese, penso che alcuni paesi stiano facendo meglio di altri in termini di fornitura dei dispositivi di protezione. Se mi stai ascoltando, e sei negli Stati Uniti, uno dei grandi problemi che preoccupano gli operatori (coinvolge infermieri ma anche custodi, inservienti negli ospedali, le persone che lavorano nelle case di cura, nelle case di riposo per anziani), dato che non hanno ricevuto l’equipaggiamento protettivo di cui hanno bisogno, non sentono di poter tornare a casa dalle loro famiglie, perché, forse hanno un parente anziano che vive con loro. Non vogliono mettere in pericolo la loro famiglia, e così alcune persone  (c’era una storia sugli operatori sanitari di Sheffield uscita ieri sul Guardian) si sono trasferite nella casa di riposo dove stavano lavorando, e hanno salutato le loro famiglie, hanno detto semplicemente: “staremo con i nostri pazienti, perché non vogliamo mettere a rischio le nostre famiglie, e i nostri pazienti non hanno famiglia in questo momento perché non possono ricevere visite…” Quindi, voglio dire, gli operatori sanitari stanno facendo sacrifici enormi. 

Una delle cose che possiamo fare è cercare di trovare loro un posto sicuro dove andare, se non possono andare a casa. In molte città ci sono hotel vuoti in questo momento, anche hotel di lusso vuoti, personalmente mi piacerebbe vederli pieni di infermieri. Possono riempire i Ritz Carlton del mondo, sarebbe un modo per mostrare apprezzamento per i nostri straordinari operatori sanitari. E, sapete, c’è anche un’iniziativa a New York in questo momento, perché ci sono molti appartamenti vuoti, perché chi se lo poteva permettere ha lasciato la città, per fare in modo che gli operatori sanitari rimangano in quegli appartamenti vuoti, se non possono andare a casa…

Ma ritengo che questo evidenzia un problema più ampio, ovvero: noi come società non diamo valore al lavoro di cura, e penso che ciò ha molto a che fare con il fatto che gli operatori sanitari sono per la stragrande maggioranza donne e spesso donne di colore, spesso immigrate. Eccone alcune, ed è interessante, perché abbiamo visto quel grafico che mostra che gli infermieri sono una delle professioni più rispettate, il che certamente non si riflette nei salari che ricevono, nelle protezioni che vengono loro fornite. Quindi una delle cose che possiamo fare quando tutto questo sarà finito e mentre lottiamo per come vogliamo che sia l’economia post carbonio, una cosa che voglio è che sia un’economia che si prenda cura dei propri operatori sanitari, che valorizzi il lavoro di cura. 

E questo può essere un lavoro a basse emissioni di CO2 se lo progettiamo come tale, sapete. E una delle cose di cui discutiamo nell’organizzazione che ho co-fondato, chiamata The Leap, è che il lavoro di cura è un lavoro per il clima. Perché non solo gli operatori sanitari sono in prima linea in ogni crisi climatica, ma questo lo sapete, insegnare ai bambini, prendersi cura dei giovani, prendersi cura degli anziani, non emette molta CO2 e gli operatori sanitari hanno un sacco di idee su come poter ridurre le emissioni del settore sanitario. Così spesso quando parliamo di cosa sia un lavoro ecosostenbile, immaginiamo un ragazzo con un elmetto protettivo che monta un pannello solare, ma penso che dovremmo pensare piuttosto a una lavoratrice che si prende cura di qualcuno che è malato, che si prende cura di un giovane, e quindi lottare per far sì che quei lavori siano ben pagati e sindacalizzati, con tutti i benefici e il pieno rispetto delle persone che si prendono cura di noi. Forse è una lezione che possiamo imparare una volta usciti da questa crisi.

AP

Un’altra domanda per te, Naomi, sarebbe questa, quindi in questo momento ci è stata data l’opportunità di diventare ecosostenibili, ma a causa del crollo dell’economia, le cose stanno andando nella direzione opposta in questo momento: come possiamo evitare che il mondo regredisca? Perché, come hai detto prima, stanno già cancellano i vincoli ambientali e stanno ignorando la crisi climatica…

NK

Ok, questa è un’ottima domanda, e questi esempi di cui parlavo, come il People’s Bailout, ho pubblicato il link, forse potresti condividerlo? C’è anche una cosa che possono cercare tutti, un documento chiamato “Green Stimulus”, ovvero, sapete, non stiamo solo affrontando una crisi sanitaria, una crisi sanitaria globale, ma stiamo anche affrontando una crisi, una crisi economica globale e di fronte a questa crisi economica globale, i governi stanno progettando proprio in questo momento programmi di stimolo per rilanciare l’economia, senza alcun vaglio. Possiamo contare su questi programmi per stimolare i settori, cercare di rilanciare i settori che sono proprio al centro della crisi climatica, anche cancellando i vincoli ambientali e rendendo quei settori ancora più inquinanti, ma non deve necessariamente andare così, e questo è il motivo per cui penso che sia davvero importante per tutti noi avere il coraggio di proporre le nostre soluzioni proprio ora, e il piano “Green Stimulus” sta raccogliendo alcune delle migliori proposte, da parte di alcuni dei massimi esperti di economia per ricostruire l’economia post carbonio. In questo momento, secondo me, non è sufficiente dire che vogliamo che la crisi climatica sia trattata come un’emergenza, dobbiamo dare importanza alle risposte alla crisi climatica, basate sulla giustizia, che costruiranno un’economia giusta. Alcune di queste sono articolate nei vari piani per un Green New Deal e, una delle cose che abbiamo dovuto annullare quando abbiamo annullato tutto, era una conferenza a Londra su come dovrebbe essere un Green New Deal globale

Dobbiamo continuare quelle conversazioni, dobbiamo continuare a elaborare qual è il nostro audace piano di stimolo. Il New Deal originale che fu lanciato negli Stati Uniti negli anni ’30 fu una risposta alla più grande crisi economica che il capitalismo avesse mai visto, la Grande Depressione. Nel mezzo della Grande Depressione servivano dei programmi, dei piani per stimolare l’economia, per rimettere le persone al lavoro. Quando c’è un governo così attivo, e ora siamo in una situazione simile, poiché i governi stanno assumendo un ruolo molto più attivo, stanno smuovendo miliardi di dollari per stimolare anche l’economia, abbiamo molto più potere. Quindi, se stiamo stiamo per salvare questi settori, abbiamo il potere di dire “dovete cambiare”, se stiamo salvando le compagnie aeree, ci spetta una quota di comproprietà in quelle compagnie aeree. Se salviamo le case automobilistiche dobbiamo prendere una quota di comproprietà in quelle case automobilistiche. E ora dobbiamo dire “vogliamo che rendiate il trasporto pubblico elettrico”. Questo è il tipo di cose che dobbiamo fare. Dobbiamo sostenere questo tipo di piano di stimolo ecosostenibile. Quindi invito fortemente tutti a dare un’occhiata al “Green Stimulus” ed al People’s Bailout , e dobbiamo farlo in ogni comunità.

Penso che abbiamo un’opportunità qui, ma il tempo stringe e, sapete, sono ancora un po’ sbigottita dalle migliaia di miliardi che sono già usciti dalle tasche degli Stati Uniti, dove quello che i governi stanno facendo in questo momento è, penso, in realtà di mettere il turbo al “bisogno di velocità”, dove ci sono cose che dobbiamo fare rapidamente: dobbiamo fornire rapidamente aiuti alle persone che non possono pagare l’affitto, che non possono acquistare il cibo. Ma ciò che sta accadendo è che i governi stanno associando la necessità urgente di salvare vite umane con altri propositi che non sono ugualmente urgenti. E le politiche non devono essere ridotte a un unico pacchetto, giusto? Il Senato degli Stati Uniti ha approvato questo megapiano di salvataggio/stimolo economico che ha riunito in un unico pacchetto l’esigenza di destinare rapidamente denaro alle persone, abbinato ad un regalo di svariati miliardi di dollari per Wall Street e per le aziende. 

E penso che una delle cose che dobbiamo fare ora il più rapidamente possibile, ovunque viviamo, è tener separata la necessità di salvare le persone (di mettere denaro nelle mani delle persone, di assicurarsi che le persone abbiano il cibo di cui hanno bisogno) da questo piano che decide cosa faremo per il resto dell’economia. Ci sono cose che possiamo fare per rallentare tutto questo, come ad esempio una moratoria sulle bancarotte, possiamo dire che non riscuoteremo gli affitti nei prossimi tre mesi, ci sono cose che possiamo fare per rallentare l’emergenza e non permettere ai governi e alle aziende di usare la paura e la disperazione delle persone come scusa per dire “beh, non abbiamo tempo, non possiamo parlare di Green New Deal, non possiamo parlare di cambiamenti climatici, non possiamo parlare di “Green Stimulus” perché la crisi è così grande che dobbiamo solo agire. Non possiamo pensare, dobbiamo agire”, giusto? E quindi siate consapevoli che è una strategia: tenere separato ciò che dobbiamo fare ora e ciò a cui avremo tempo di pensare dopo, ok? 

Quindi spero che aiuti. Vorrei davvero invitare le persone a leggere il “Green Stimulus” e il People’s Bailout. Stiamo pubblicando delle cose su TheLeap.org. Questo tipo di piano, Salva-Guarisci-Reinventa, in modo da pensarlo come a delle fasi, rallentare ciò che può essere rallentato, non permettere alle persone di varare d’urgenza cose, usando come copertura la crisi, su cui in realtà c’è tempo di pensare.

GT

Grazie. E voglio solo ricordare a tutti che sono le quattro e cinque, ma sono felice di continuare se volete anche voi. Bene, allora ho una domanda per Diarmid, e cioè: come si prevede che saranno le pandemie in futuro, soprattutto tenendo conto della distruzione ambientale e della crisi climatica? È probabile che aumentino?

D C-L

Beh, penso che sia un problema reale, ed è una questione su cui il mondo della sanità ha messo in guardia da anni. Per certi versi il coronavirus ha colto il mondo di sorpresa, per molti versi il fatto che potesse succedere non avrebbe dovuto cogliere il mondo di sorpresa. Ci sono state grandi epidemie di influenza gravi in passato, l’ultima grande epidemia di influenza risale agli anni ’50, e una ancora più grande a un centinaio di anni fa, quindi il mondo fondamentalmente dovrebbe, se mi passate l’immagine, farsi un’assicurazione contro questo tipo di eventi. I nostri sistemi sanitari devono essere sempre pronti, pronti a partire, sia per soddisfare i bisogni già presenti, sia per poter rispondere rapidamente quando c’è una pandemia. 

Mi chiedi del futuro delle pandemie. Sappiamo che circa il 70% delle malattie infettive emergenti, quasi tutte le pandemie che il mondo ha affrontato, sono originate dall’ambiente naturale. Quindi questo vale per l’HIV, vale per la SARS, vale adesso per il coronavirus, l’H1N1 e così via, sono tutte emerse dall’ambiente naturale. E ci sono prove che più stressiamo l’ambiente naturale, più  compromettiamo la biodiversità, più deforestiamo, più rischiamo di far emergere la prossima pandemia da quel sistema. Fondamentalmente tutti noi dipendiamo dall’integrità degli ecosistemi naturali, tutto ciò che costituisce la nostra salute si basa su quei sistemi, e al momento per la pressione che stiamo esercitando sull’ambiente naturale è come se stessimo colpendo con una mazza la macchina che ci tiene in vita per vedere cosa succede. E quello che succede non è un bene, quindi dobbiamo assolutamente diminuire questa pressione, che è esattamente il tipo di cose che questo movimento chiede, per smettere di danneggiare il clima, e collegarlo, come sapete fare bene voi, alla crisi della perdita di biodiversità, alla necessità di proteggere gli ambienti naturali nel loro complesso. Questa è la prima cosa che dobbiamo fare. La seconda cosa è che abbiamo bisogno di prove, abbiamo bisogno di test, abbiamo bisogno di controlli per monitorare cosa accade nelle popolazioni di animali selvatici, e poi nel bestiame, e poi nelle persone, in modo da poter reagire il più velocemente possibile.

Il messaggio che continuiamo a sentire dai nostri colleghi che si occupano di pandemie, ma anche dalle persone che lavorano sulla crisi climatica, è che dobbiamo agire in fretta, ma proprio come dice Naomi, dobbiamo anche agire in modo intelligente. Ci servono i dati scientifici, in modo da sapere che ciò che stiamo facendo ha più probabilità di migliorare le cose e non di peggiorarle. E quindi vorrei solo sottolineare che la priorità nell’affrontare queste cose è proteggere le persone, è proteggere la vita delle persone, e il modo in cui lo possiamo fare è smettendo di danneggiare l’ambiente naturale quanto stiamo facendo ora, raccogliendo i dati di cui abbiamo bisogno, predisponendo dei sistemi di pronta allerta, e facendoci trovare pronti a partire, per quando arriverà la prossima pandemia, perché ci aspettiamo di vederne altre…

AP

Ok, molto interessante. Un’altra domanda sarebbe: come può continuare l’attivismo durante questa crisi, per esempio, un movimento grande come Fridays For Future, o in generale personalmente, come possiamo cambiare, e cosa possiamo fare durante questa crisi, per continuare a fare attivismo?

D C-L

Dico solo un paio di cose, penso che Naomi avrà molto di più da dire al riguardo, ma uno dei messaggi nelle prime fasi della risposta a questa crisi di cui abbiamo parlato molto, il distanziamento sociale (e sono molto contento che questo messaggio sia stato definito meglio, non si tratta di distanziamento sociale, ma di distanziamento fisico). Dobbiamo stare lontani l’uno dall’altro fisicamente per un po’ di tempo per rallentare la diffusione del coronavirus. Questo non significa che non possiamo entrare in contatto tra di noi, quindi tutto ciò che state già facendo come attivismo è principalmente inviare messaggi all’interno della comunità, quindi naturalmente si tratta di un’iniziativa fantastica, ma non credo che il distanziamento fisico significhi che non possiate essere attivisti in modo efficace.

NK

Sì, trovo che ci siano stati alcuni ottimi esempi, come dicevo, ho già citato la protesta degli infermieri che sono stati  a due metri di distanza tra loro. C’è stata anche una protesta qui nel New Jersey dove abito io, in cui delle persone (non è stata una cosa molto clima-friendly, devo dirlo) hanno circondato con le loro auto il centro di detenzione per immigrati, per chiederne il rilascio, dato che sono tenuti in spazi molto ristretti, dove il distanziamento fisico è impossibile.

Comunque, per essere franca, penso che una delle cose che tutti dobbiamo fare adesso è usare qualsiasi voce abbiamo a disposizione, qualsiasi network abbiamo, per parlare delle persone più vulnerabili, come quelle che sono detenute. Le persone che si trovano in prigione sono estremamente vulnerabili al contagio di questo virus, quindi dobbiamo far nostre le richieste delle organizzazioni che lottano per i diritti dei migranti, che lottano per i diritti dei detenuti, insomma, bisogna farli uscire, i detenuti anziani devono uscire, insomma …

E un’altra cosa, pensando alle cose da fare ora (questa è meno una strategia, meno una questione di come ci organizziamo, non potendoci riunire fisicamente), ora vediamo che quei governi che erano già propensi alla xenofobia, che stavano già facendo leva sul razzismo per vincere le elezioni, ora stanno distogliendo l’attenzione dal fatto che le loro risposte a questa crisi siano da incompetenti, dalla loro lentezza nel rispondere, trasformando i più vulnerabili in capri espiatori, dando la colpa agli immigrati e bloccando ulteriormente le frontiere. Lo stiamo vedendo in alcune parti d’Europa, e lo vediamo negli Stati Uniti, penso che sia molto importante per il vostro movimento globale (che è un movimento globale di giovani che capisce che la pandemia, che la crisi climatica non conosce frontiere, che siamo veramente tutti sulla stessa barca) essere una voce contro questa xenofobia, e condannare tutte le forme di razzismo e autoritarismo che stanno emergendo in questo momento.

E di riflesso, una cosa che mi da un po’ di ansia in un momento come questo, trovo che la tattica che avete usato, quella dello sciopero, diventerà più importante, e non meno, nei prossimi mesi. Trovo che, una delle cose che stiamo vedendo è che il mondo non funziona senza lavoratori, e i lavoratori hanno molto più potere di quanto gli venga detto di avere. E così vediamo lavoratori che negano il loro servizio, e chiedono migliori condizioni lavorative. Ho già parlato di alcuni esempi, degli addetti ai servizi di ristorazione, i corrieri. Ne vedremo ancora. Prevedo che la vostra tattica dello sciopero diventerà più importante, e non meno. Voi che vi rifiutate di andare a scuola insieme ai lavoratori che si rifiutano di svolgere il loro lavoro, e sapete, c’è già chi parla di uno sciopero generale che potrebbe tenersi negli Stati Uniti. Potrebbe diventare mondiale, se non si ottiene il tipo di risposta necessaria, che ci proteggerà davvero.

E, sempre legato a questo, temo che dipendiamo eccessivamente dalle piattaforme di comunicazione private per collegarci tra noi. Penso che se ci fosse un seria possibilità di fare uno sciopero che blocchi davvero il business-as-usual, uno sciopero potente, non credo che Facebook lo sosterrebbe. Non credo che Twitter gli farebbe da sponsor. Non penso che conserverebbe a lungo il suo hashtag, se dovesse cominciare a funzionare davvero. Abbiamo già degli esempi di governi con tendenze autoritarie, come il governo di Modi che ha bloccato internet, e intere regioni, che lo bloccano quando si sentono minacciati. Quindi penso che sia molto, molto importante per i movimenti sociali seri – movimenti che capiscono il potere insito nell’interruzione delle attività produttive, nell’interrompere il business-as-usual per garantirci un futuro sicuro, che è ciò per cui combatte il vostro movimento – sviluppare della ridondanza comunicativa, nel senso che dobbiamo trovare, dobbiamo essere in grado di trovarci l’un l’altro in vari modi, non può dipendere tutto dalle piattaforme di comunicazione private che possono essere chiuse. Quindi dobbiamo avere le nostre mailing list, dobbiamo conoscere i nostri numeri di telefono, abbiamo bisogno di soluzioni alternative, abbiamo bisogno di ridondanze.

Se uno dei modi che usiamo per trovarci viene bloccato, dobbiamo essere in grado di aggirare il blocco. Perché l’unico modo in cui possiamo rimanere organizzati e impegnati, e che ci ha permesso di vincere, di ottenere già alcune grandi vittorie nel contesto di questa pandemia, per esempio imponendo in certi paesi che le persone continuino a percepire comunque gli stipendi, finché tutto questo non sarà finito, dal governo – questo non è avvenuto per magia, è successo perché le persone l’hanno preteso. Il congelamento degli affitti, è successo perché le persone lo hanno preteso. Al momento siamo molto, molto dipendenti dagli strumenti di informazione e comunicazione di proprietà di poche aziende, e quindi, sapete, da persona che insegna scienze dell’informazione alla Rutgers University, è una cosa che voglio davvero sottolineare: che siamo vulnerabili a causa della nostra dipendenza da queste poche piattaforme, ecco, solo questo volevo dire.

GT

Grazie. E, so che ne hai accennato nella tua presentazione, Diarmid, ma comunque: i paesi in via di sviluppo come stanno affrontando la pandemia, e cosa possono fare i paesi sviluppati per aiutarli, e come possiamo fare pressione sui nostri governi affinché garantiscano che riceveranno l’aiuto di cui hanno bisogno?

D C-L

Sì, io direi (e nessuno ha toccato ancora questo punto) che siamo estremamente preoccupati per i paesi in via di sviluppo, ma anche per le popolazioni più vulnerabili, sappiamo quali fasce d’età sono più vulnerabili, ma sappiamo anche che le persone, come hai detto, che vivono nelle carceri, che vivono nei campi profughi senza nemmeno l’acqua, i servizi igienici, nelle condizioni peggiori, cercano di affrontare questa malattia. Penso che i governi di tutto il mondo, perché questa è una crisi così grande, perché è talmente evidente quanto sia una minaccia reale, stanno facendo tutto il possibile, e così li vediamo, vediamo che i paesi in via di sviluppo fanno quello che possono per fare i tamponi, per diffondere gli avvisi di tutela della salute pubblica, per preparare i loro sistemi sanitari. E sono queste stesse persone, gli stessi infermieri e medici coraggiosi e i lavoratori chiave che ora sono scesi in prima linea in Europa e altrove, che stanno facendo lo stesso anche nei paesi in via di sviluppo, ma lo fanno con molti meno mezzi a disposizione, quindi è chiaro che l’unica cosa che proprio non possiamo fare è lasciarli senza aiuti, dato che sappiamo che il coronavirus, la risposta al coronavirus sta mettendo sotto stress le economie, ci sarà una contrazione dell’economia per un po’ di tempo, c’è chi farà pressione sul fatto che “dobbiamo stare attenti alle casse dello stato, tenerci i soldi per noi, insomma, meglio non cooperare con altri paesi”: questa sarebbe una risposta completamente sbagliata. 

La solidarietà globale va assolutamente mantenuta in un momento come questo, quindi è necessario che i paesi delle zone più ricche del mondo continuino a sostenere le zone del mondo in via di sviluppo, perché sappiamo che se non conteniamo questo genere di malattie nelle parti più povere del mondo, questo tipo di problemi ci si ripresenteranno prontamente nelle parti più ricche del mondo. Quindi una delle cose che possiamo fare, e questo è il messaggio principale dell’OMS, è che serve poter fare i tamponi, quindi occorre la collaborazione scientifica per sviluppare tamponi efficaci, bisogna poter sviluppare terapie, e poi, il più presto possibile, fornirli a tutto il mondo in via di sviluppo, perché se la malattia non ha ancora preso piede in quelle popolazioni, se si fanno i tamponi, e se si isolano le persone, allora si potrà fermare o rallentarne fortemente la diffusione. Quindi è una preoccupazione enorme, ed è il motivo per cui invocare la massima solidarietà globale, e l’uso migliore possibile della conoscenza scientifica e dei dati scientifici.

AP

Grazie. Quindi, Naomi, questa domanda torna un po’ su quanto si diceva prima, so che l’hai già accennato, ma forse puoi dirci qualcosa in più su come l’attivismo da casa può ancora mettere sotto pressione le istituzioni e le aziende produttrici di combustibili fossili, e le cose che stanno di fatto danneggiando il nostro clima?

NK

Non sono certa, devo essere onesta, non sono sicura di sapere tutte le risposte a questa domanda. Penso che lo stiamo tutti ancora capendo per ora, ma credo che ci sia molto che possiamo fare attraverso le petizioni, c’è molto che possiamo fare telefonando, c’è molto che possiamo fare; una cosa che sta accadendo ora negli Stati Uniti è che le varie campagne politiche per candidati progressisti si stanno trasformando in reti di mutuo aiuto. Ci sono alcuni esempi che vi inviterei a cercare su Twitter “prison culture”, il lavoro di Mariame Kaba sul mutuo aiuto, insomma ci sono vari livelli da studiare. Uno, come possiamo aiutarci a vicenda nelle nostre comunità, come possiamo controllare come stanno i nostri vicini, come possiamo praticare la solidarietà e dare l’esempio di quel mondo di cura reciproca in cui vogliamo vivere, e, quindi potrebbe voler dire andare a fare la spesa per gli anziani che vivono nel nostro condominio, fare a turni per prendersi cura dei bambini. Per esempio una delle cose che abbiamo visto è la condivisione di risorse utili per l’istruzione a casa, con persone che fanno lezioni online gratuite per i figli altrui. E questa è una cosa che penso possiate organizzare tra quelli di voi che frequentano le scuole superiori, potrebbero esserci più conferenze a tema come questa. 

Ma dobbiamo anche fare una pressione massiccia sui nostri funzionari eletti, ed è anche necessario che più persone si candidino alle elezioni, le persone devono capire che, i politici devono capire che subiranno un danno politico se sfruttano questa crisi per lasciarci una società ancora più diseguale, ingiusta e anti-democratica, e una società più inquinata. E di questo, come dicevo, c’è un rischio reale. Dobbiamo armarci di informazioni e dobbiamo denunciare chi vuole trarre profitto da questo flagello, quel tipo di opportunismo che stiamo vedendo proprio ora. Quindi voglio dire, conoscete questi strumenti meglio di me, tipo le petizioni online, o tutti gli strumenti dei social media possibili – fintanto che sono a nostra disposizione. Ma penso che niente potrà mai rimpiazzare le persone che effettivamente fanno sciopero e si rifiutano di offrire le loro prestazioni di lavoro, sapete, penso che un qualche sorta di sciopero scolastico sarà ancora possibile, nel contesto della didattica a distanza. Per esempio abbiamo appena saputo dal nostro distretto scolastico che intendono segnare le presenze anche se si fa scuola da casa, e quindi dovremmo segnarci presenti ogni giorno, per cui penso che l’idea che ora non si possa bloccare l’attività scolastica come prima non è del tutto vera. Come trovo che ci siano molti preconcetti politici impliciti nell’idea che le mura di casa si possano facilmente trasformare in aule, e che i genitori abbiano modo di spendere intere giornate per trasformarsi in educatori, quindi sì, voglio dire, penso che tutti noi dobbiamo organizzarci nell’ambito dei nostri distretti scolastici, nei nostri luoghi di lavoro, nei nostri quartieri, all’inizio virtualmente, ma poi bisognerà decidere di rifiutarsi di fare alcune cose, rifiutare di partecipare a queste strutture, rifiutarsi di legittimarle, fino a quando non vediamo quei tipi di risposta che ci servono. Ci sono scioperi dell’affitto. Vi inviterei a dare un’occhiata al Debt Collective che si occupa della problematica dei debiti a carico di chi vuole studiare, ai loro scioperi del debito, persone che semplicemente si rifiutano di cooperare ma assicurandosi di non farlo come singoli, facendolo collettivamente. Ho citato gli scioperi dell’affitto, ci sono modi in cui possiamo trasformare le nostre azioni in azioni collettive, senza dover essere fisicamente nella stessa stanza.

AP

Ci avviciniamo alla conclusione, ci rimangono un paio di domande. La nostra prossima domanda è per Diarmid: come hai illustrato nella presentazione, c’è stato un grande calo dell’inquinamento atmosferico in Cina, come dicevi, ma anche in Italia e in altri paesi molto colpiti, e anche molti voli sono stati cancellati e molte fabbriche sono state chiuse a causa della crisi del coronavirus; come pensi che il mondo si riprenderà, pensi che potremo ripartire in modo da mantenere basso il nostro inquinamento atmosferico o pensi che tornerà ai livelli di prima o a livelli addirittura maggiori con un inquinamento atmosferico più alto?

D C-L

Beh, credo che questa sia la questione chiave. Usciremo, siamo convinti che usciremo dalla crisi del coronavirus, ed è solo questione di quanto bene ne usciremo, di quanto bene riusciremo a controllare la situazione, facendo tutte le cose di cui abbiamo discusso. Ma la scienza farà progressi, si troveranno terapie migliori, troveremo un vaccino e così risolveremo la pandemia. Ma il problema che rimane è esattamente quello a cui accenni, c’è stato un momentaneo miglioramento delle condizioni ambientali in alcune parti del mondo, come dici tu in Cina, in Italia e altrove, ma come abbiamo visto già in Cina, ora che le attività produttive stanno riprendendo, ovviamente anche l’inquinamento è ritornato. E sono tutte le osservazioni che Naomi stava facendo, possiamo scegliere di uscire da questa crisi del coronavirus imboccando una strada diversa da quella su cui eravamo, dobbiamo davvero cogliere questa opportunità, come ho detto, la crisi dell’inquinamento atmosferico è una crisi che riguarda la  salute pubblica enorme. Il mondo è giustamente focalizzato su COVID-19 al momento, ma noi ignoriamo, accettiamo che ci siano 7 milioni di morti all’anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico. Non c’è alcun motivo per cui dovremmo accettarlo.

In molti casi ora le fonti alternative di energia pulita in realtà sono già la scelta più economica nonché quella più salutare. Quindi mentre i governi fanno tutte queste cose che servono per far ripartire le economie, questo è il momento di decidere: rivogliamo l’inquinamento atmosferico di prima, o esiste un modo per uscire dalla crisi del coronavirus senza l’inquinamento atmosferico, esiste questa possibilità? 

Molte delle persone ora in isolamento in tutto il mondo stanno tornando ad apprezzare le piccole cose della vita,  come l’assenza di traffico, o chiedersi se è davvero necessario fare quel viaggio, tenere quella riunione, o se ci si può riunire virtualmente? E molto di quello che facevamo prima tornerà e deve tornare, ma ci sono cose che non serve che tornino, e quelle attività che inquinano la nostra aria, che inquinano l’acqua, che compromettono i nostri sistemi sociali, sono tutte cose che ora tocca decidere se vogliamo ancora oppure no.

E un’ultima osservazione che volevo fare a questo proposito è che tutto dipende dalle persone. Una delle cose positive che abbiamo visto emergere da questa situazione è la solidarietà nei confronti dei lavoratori chiave, tra cui gli operatori sanitari, e quindi è stato fantastico che in tutto il mondo la gente sia uscita sui propri balconi, abbia applaudito gli operatori sanitari, e abbia detto loro “state facendo un lavoro fantastico”. È davvero importante che ci chiediamo anche cosa faremo per assicurarci che quando tutto questo sarà finito, quelle persone, le loro condizioni quotidiane saranno migliori, che riceveranno sostegno politico e finanziario, perché loro le vite non le salvano solo durante la crisi climatica, le salvano ogni giorno della settimana, a prescindere dalla crisi del coronavirus, quindi a loro serve ricevere sempre quel sostegno. Ma credo che questo verrà incorporato nei principi che penso il movimento per la salute pubblica e il movimento Fridays For Future, di fatto qualsiasi buon movimento sociale, hanno in comune e cioè: dire la verità, fare affidamento sui dati scientifici, e prendersi cura dei più vulnerabili, così che, attenendoci a questi principi, riusciremo ad uscire dalla crisi del coronavirus potenzialmente in un modo migliore di quello in cui siamo entrati.

GT

Grazie, e penso che stiamo andando avanti ormai da tanto, quindi farò l’ultima domanda per terminare con qualcosa di positivo, su una nota positiva e cioè: come possiamo restare ottimisti nella quarantena casalinga, e cosa dovremmo fare per mantenerci tali?

NK

OK, ottimismo per la quarantena casalinga… cose come questa, raggiungerci l’un l’altro, non scomparire nella nostra solitudine, ma penso anche che sia importante, non per sembrare un vecchietta, ma ci serve anche del tempo lontano dagli schermi, perché una delle cose che penso sia pericolosa, quando siamo soli e ci manchiamo a vicenda e ci mancano i nostri amici e desideriamo connetterci perché gli umani bramano la connessione, siamo animali sociali, è che proviamo a ottenerla attraverso gli schermi, e ci  sovraccarichiamo, non siamo fatti per fissare gli schermi così tanto, e molti algoritmi, in cui passiamo molto tempo immersi, sono costruiti per estrarre i nostri dati, e questo è il loro intero modello di business e scoprono che il modo migliore per ottenere la maggior parte dei dati è farci arrabbiare, quindi danno la priorità alle cose e ai nostri feed di notizie, e all’interno dei loro algoritmi progettati per massimizzare il nostro coinvolgimento, il che molto spesso significa semplicemente rabbia, e quindi anche se accediamo perché in realtà vogliamo quella connessione umana, finiamo per sentirci peggio perché siamo solo arrabbiati e spazientati. Quindi meglio chiamare un amico, se siete in ​​una situazione in cui si può andare a fare una passeggiata, fatela, giocate, ma non solo con gli schermi. E non fatelo solo dentro quegli algoritmi aziendali, fatelo con, beh, se siete in ​​una situazione di isolamento, con le persone che amate, riconoscete quanto siete fortunati. Trascorrete del tempo faccia a faccia con loro, se avete animali con voi coccolateli, trovo che sia di grande aiuto, e usiamo saggiamente il nostro tempo sugli schermi. Non permettiamo ai nostri schermi di usarci, siate consapevoli di come utilizziamo queste incredibili tecnologie che, sebbene siano pericolose perché hanno il potenziale di deprimerci, è anche un dono incredibile questa comunità globale e questa conversazione globale di cui facciamo parte

Usiamo queste tecnologie in modi che ci consentano di scegliere, che ci aiutino a elaborare strategie e che non ci mettano semplicemente in quello/uno stato reattivo in cui tutto ciò che facciamo è reagire a notizie spaventose. Facciamo un passo indietro quanto più possibile, guardiamo il quadro generale di questa crisi, e qui abbiamo parlato abbondantemente del quadro generale, di cosa significa su scala globale che molti dei settori più inquinanti siano in crisi adesso e abbiano bisogno di noi, giusto? Se vogliamo salvarli, dobbiamo essere in grado di porre anche delle condizioni, e dire come vogliamo che cambino, ecco cosa significa democrazia, in realtà abbiamo una quantità ingente di potere in questa situazione, sapete. Quando il mondo delle aziende è in ginocchio (e lo è), è un momento di massima leva per chi difende la democrazia, se siamo abbastanza fortunati da vivere in paesi democratici. Dobbiamo essere molto intelligenti nell’esercitare la nostra pressione, non perdiamo ore scorrendo sui social all’infinito, usiamo davvero questi potenti strumenti di informazione al massimo delle loro capacità. Creiamoci anche della ridondanza comunicativa, per non dipendere mai da un’unica piattaforma. E ricordiamo che una conversazione con un amico o il tempo trascorso fuori a guardare un albero in fiore, o il tempo, sapete, in compagnia degli animali, ci renderà sempre più felici dell’infinito scorrere sui social.

Quindi questo è quanto ho da dirvi, ma mi fate stare meglio, è tutto ciò che posso dire. E vado anche a prendere la mia cagnolina così ve la faccio vedere. Torniamo subito.

D C-L

Non posso che approvare tutto quello che Naomi ha appena detto, in particolare la parte sugli schermi, lo prendo come un annuncio di servizio pubblico diretto ai miei figli. L’unica cosa che aggiungerei a tutti questi fantastici consigli è pensare a quando sarà tutto finito. Ne usciremo, se ora siete in isolamento, non sarà per sempre, e penso che, sapete, ogni volta che farete una passeggiata nel parco se non potete farlo ora, ogni volta che avrete la possibilità di andare a prendere un caffè o un drink con i vostri amici, ogni volta che andrete al cinema, sarà meglio, credo, di prima, perché apprezzerete, quello a cui avete rinunciato per un po’ di tempo. Quindi, come ha detto Naomi, è stato assolutamente fantastico dal mio punto di vista, e sì, non vedo l’ora di vedervi una volta che ne siamo fuori da qui e grazie per la bella vista dei cani.

GT

Bene, grazie mille a entrambi e grazie a tutti coloro che ci hanno seguito, questo video sarà disponibile online anche su YouTube a breve, ma un enorme grazie a tutti e anche alle persone che hanno organizzato l’intervista  rendendola possibile, e grazie Ariadne, Naomi e Diarmid, soprattutto, per essere venuti qui e aver condiviso i vostri punti di vista, è stato molto interessante. Vogliamo anche ringraziare tutti i nostri tecnici che l’hanno reso possibile e venerdì prossimo ci sarà un altro webinar, quindi sintonizzatevi qui. Grazie per averci seguito!

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